"E' da un po' che sono fuori di me e sono preoccupata perché non mi vedo ancora rientrare."

...



sabato 6 novembre 2010

Intervista a Frank Zappa poco prima che morisse

Questa è davvero una testimonianza eccezionale della grandezza di quest'uomo, una grandezza umana, prima che artistica. Vi prego di ascoltarlo tutto, fino alla fine, di sentire l'amara compostezza di chi non ha rimpianti e accetta la morte, come Cristo o Socrate.

giovedì 5 agosto 2010

10 motivi per non sposarsi


A tutti quelli che stanno pensando di sposarsi o a quelli che l'hanno già fatto e se ne stanno pentendo dedico una piccola lista di motivi per cui NON ci si dovrebbe mai sposare (o andare a convivere). Se intendete convolare a giuste nozze o se avete già fatto il grande passo, controllate questa piccola lista e se (facendovi un onesto esame di coscienza, cosa più difficile che mai) la vostra motivazione rientra fra queste, forse dovreste mettere in discussione le vostre scelte...heeemm....


1)
Non ci si dovrebbe mai sposare per paura della solitudine
(se è questo il motivo, non lo ammetterete mai)

2)
Non ci si dovrebbe mai sposare per accontentare mamma e papà

3)
Non ci si dovrebbe mai sposare per fare un dispetto a mamma e papà

4)
Non ci si dovrebbe mai sposare perché la vita ci fa paura

5)
Non ci si dovrebbe mai sposare per far rosicare l'ex fidanzato/a

6)
Non ci si dovrebbe mai sposare perché l'avevamo deciso a 5 anni e i sogni dei bambini sono sacri

7)
Non ci si dovrebbe mai sposare perché tutte le amiche si stanno sposando e ci piglia il panico (per le donne)

8)
Non ci si dovrebbe mai sposare perché c'abbiamo 45 anni, i doloretti alla schiena e cominciamo a sentire il fiato della morte sul collo (per gli uomini)

9) Non ci si dovrebbe mai sposare perché vogliamo avere un figlio a tutti i costi

10)
E soprattutto non ci si dovrebbe mai sposare senza aver vissuto un po', senza aver amato e perso, senza aver capito, almeno in parte, chi siamo veramente

Non ho aggiunto a questa lista che non ci si dovrebbe mai sposare perché si è incinta o perché si è messa incinta una donna, perché mi sembra talmente palese ed evidente che non insulto la vostra intelligenza...



lunedì 28 giugno 2010

Harditamente...


La testa la uso nella scelta del compagno di letto, poi la spengo e me la godo...

Ecco lo so che è una tematica un po' hardosa, ma dato che questa frase, che la mia mente ha partorito pocanzi, mi piace un sacco perché riassume esattamente la mia attitudine nei confronti del sesso, volevo lasciarla ai posteri qui su questo indegno ammasso di carlottosità.

E la vostra attitudine al sesso qual è? Potreste riassumermela in una frase?

martedì 15 giugno 2010

Ronnie Shakes

Un vero talento spezzato da un attacco cardiaco solo 3 anni dopo questa apparizione. Mi spiace di non aver trovato nulla di sottotitolato, se lo potranno godere solo gli anglofoni, ma vale la pena di tradurre un paio di battute: "A otto anni ho chiesto a mia madre, se ero stato adottato. Lei ha risposto: "Sì, ma ti hanno riportato indietro." Oppure "Mi hanno portato in prigione, mi hanno detto che avevo diritto a una telefonata. Ma non ha chiamato nessuno!"

venerdì 11 giugno 2010

David Bowie and Damon Albarn

Bisogna dire che il povero Damon a confronto con l'enorme Bowie scompare, ma questo pezzo di musica dal vivo è uno dei miei sogni (pure un po' erotici) che diventa realtà...

martedì 8 giugno 2010

Hair - Let the Sunshine In

Il finale di questo film mi mette i brividi oggi come quando lo vidi la prima volta a 15 anni, o io sono un'inguaribile e perpetua sentimentalona o lui è davvero potente...

domenica 6 giugno 2010

Elogio dell'incostanza


Un caro amico mi ha fatto recentemente notare che questo mio povero e negletto blog, si sta rivelando essere l'ennesima vittima della mia endemica incostanza (Acc! Quell'uomo mi conosce troppo bene, dovrò eliminarlo). Potrei tirare fuori moltissimi sensati motivi per giustificare la mia latitanza nei confronti di questo progetto che ho voluto, creato e nel quale per un po' mi sono impegnata attivamente, ma le giustificazioni che ci diamo per continuare a vivere, il metadone esistenziale che ci somministriamo ogni giorno, comincia a darmi saturazione, semplicemente non fa più effetto. Quindi meglio affrontare la realtà e la realtà è proprio quella che il mio caro amico, e i veri amici fanno questo, mi ha gentilmente sbattuto in faccia: l'incostanza è uno dei tratti fondanti del mio carattere. A questo punto sento già levarsi un tonante coro greco: "Ma non avevi promesso di non parlare di te? Non avevi giurato col sangue che questo blog non sarebbe stato la solita cloaca di egocentrismo? Ma infatti non intendo parlare di me e della mia personale tendenza all'incostanza, ma piuttosto cercare di esaminare le dinamiche che regolano le vite degli incostanti e quelle dei costanti per capire se l'incostanza sia davvero e in maniera assoluta un difetto, così come la costanza un pregio. Perché, non per voler tirare l'acqua al mio mulino (oddio, magari anche un po' per quello), ma siamo proprio sicuri che essere incostanti sia un difetto sempre e comunque? Un esempio banale e pecoreccio, gli incostanti sono dei natural born pacifisti, è gente che non s'appassionerebbe mai così tanto e così pervicacemente a un'idea da decidere di uccidere per essa, al massimo se li attacchi si difendono, insomma sono come il Cavaliere Nero, basta che non gli cachi il cazzo! Altro esempio puerile, se il mondo fosse interamente composto da incostanti non si configurerebbe mai il reato di stalking, niente maniaci ossessivi....Va bene, lo so, queste sono sciocche iperboli e chiunque con un po' di buon senso sa che il progresso umano è frutto del paziente, ostinato sforzo dell'esercito dei COSTANTI, di quelli con la capa tosta, che non smettono finché non hanno capito, trovato il risultato, risolto il problema, di quelli che "riuscire o perire nell'impresa". Ma siamo sicuri che tutto 'sto progresso sia una cosa buona? Siamo sicuri che non sarebbe stato meglio "evolversi" come tutte le altre specie animali, invece di "progredire"? Che non sarebbe stato meglio lasciare che la natura premiasse le mutazioni genetiche più favorevoli all'ambiente, invece di cercare di modificare costantemente l'ambiente a nostro favore? Per tutta la vita mi sono sentita rimproverare di aver cominciato miriadi di cose, progetti, corsi, lavori, e ahimè persino relazioni, e di non averle portate a termine, ma non è come pensate voi costanti, voi testardi di professione, che nulla sapete del nostro mondo eracliteo. Gli inconstanti non si arrendono alla prima difficoltà, non cambiano per viltà o pigrizia (che a cambiare sempre ci vuole un'energia e un coraggio non da poco, ricordatevelo), il più delle volte lo fanno per intima insoddisfazione, lo fanno perché si rendono improvvisamente conto della totale futilità di quello che stanno facendo. Gli incostanti, a mio modestissimo parere, sono quelli che più di tutti flirtano con la verità esistenziale dell'inutilità della condizione umana, quelli sui quali l'inganno biologico ha meno presa, quelli che provano a impegnarsi con tutti se stessi nelle faccende quotidiane, come tutte le altre brave formichine, ma che all'improvviso vengono fulminati dalla totale futilità di ogni tipo di sforzo, quelli che di tanto in tanto riescono a uscire da se stessi e a scorgere Matrix, salvo poi ripiombare (per non impazzire) in un nuovo progetto, in una nuova impresa, insieme alle altre formichine...me la sta suonando e me la sto cantando? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri...

lunedì 3 maggio 2010

Fiori...


...amo le orchidee perché per sbocciare in tutta la loro magnificenza richiedono pazienza e dedizione come l'amore e come l'amore, a volte, nonostante si faccia ogni sforzo, decidono lo stesso di non fiorire...
...amo i papaveri perché nessuno può domarli, non possono essere coltivati, riprodotti, ibridizzati. Solo la primavera può regalarceli e ce li getta così all'improvviso sul ciglio della strada, dietro a una curva, per riempirci di stupore...
...amo le rose perché sono eleganti, profumate, delicate, perché ne esistono mille varietà e sono l'ornamento più prezioso di ogni giardino, amo le rose perché sono l'esatto contrario dei papaveri...


...amo i fiori perché mi ricordano che l'uomo non è misura di tutte le cose e che dopo di me continueranno ancora a fiorire...

mercoledì 28 aprile 2010

Si è ufficialmente chiuso il sondaggio "Doppiaggio o sottotitoli" con una vittoria schiacciante, ma non assoluta, dei sottotitoli, 8 a 2.
Che abbiano il coraggio di costituirsi i due marrani che hanno votato doppiaggio...non sarà fatto loro alcun male, verranno semplicemente "riprogrammati"....

mercoledì 14 aprile 2010

Here comes the sun (and more)

Ci sono cose che mi commuovono...il genio di saper comunicare le emozioni, mi commuove



domenica 28 marzo 2010

AMMORE 2.0


Di tanto in tanto mi viene in mente di scrivere "L'amore al tempo di Internet". Non che l'argomento sia nuovo, anzi molto è stato scritto e già da diverso tempo, ciò non toglie, però, che ronzi dentro di me, non solo come generica analisi sociologica, ma soprattutto come esperienza di vita vissuta. Ebbene sì, faccio un preliminare e completo coming out (e non OUTING, per favore, per favore outing è quando qualcuno vi sputtana, non quando confessate spontaneamente, grazie di usare i termini correttamente...AirCarlotta si augura che voliate ancora con lei).
Quanto alla confessione in questione, devo ammettere di avere diverse e ripetute esperienze di amicizie, flirt e persino grandi amori nati da incontri fatti su internet e traghettati solo successivamente nella vita di tutti i giorni. Spesso in questi ultimi dieci anni mi sono chiesta, come mai, a me e non solo a me, sembrava riuscire molto più facile incontrare qualcuno su internet piuttosto che in altri modi, più tradizionali. Le risposte che mi sono data sono molte e probabilmente alcune appartengono di diritto alla categoria delle "razionalizzazioni", belle scuse razionali che coprono difficoltà emotive. Però penso sinceramente che il nostro modo di vivere, e per nostro intendo quello dei trenta-quarantenni mediamente borghesi e mediamente colti, renda quasi inevitabili gli incontri virtuali.
Che poi bisognerebbe distinguere tra amori virtuali e rimorchi via internet. I primi sono dei veri e propri rapporti sentimentali esclusivamente telematici (con l'ausilio del telefono per i più spregiudicati), persone in difficoltà con se stesse e con gli altri che si nascondono dietro un computer, procrastinando il più possibile il momento in cui dovranno confrontarsi con la realtà e coltivando solipsistiche (ammazza che parola mi sono pure affaticata a scriverla...) idealizzazioni che non si concretizzeranno mai. Questa tipologia di interazione per fortuna è ormai abbastanza rara (anche se agli inizi di Internet sembrava andare per la maggiore) e la gente utilizza sempre più spesso la rete per conoscere persone della propria città, con interessi simili ai propri, da incontrare e poi eventualmente frequentare. Insomma, invece di perdere serate e serate per andare a rimorchiare in discoteca o al pub, i trenta-quarantenni, iper stressati, con giornate lavorative 9-20 tipiche di chi ha un contratto a tempo determinato senza straordinari pagati, preferiscono pascolare su Internet nella loro pausa caffè ed entrare facilmente in contatto con tantissime persone alla volta, potendo persino scegliere quelle con gusti e inclinazioni simili ai loro.
Come dire, internet diventa una sorta di ipermercato sentimentale, scaffali e scaffali pieni di "persone" con tanto di foto e didascalie esplicative, basta girare un po' e scegliere lo scaffale giusto per procurarsi senza grande fatica una serie di incontri che prima o poi si concretizzeranno in qualcosa. Dato che sono una creatura posseduta dal dubbio e che come sempre sono qui a scrivere per pormi delle domande e non per dare risposte, mi chiedo se questo nuovo modo di approcciarsi, questa possibilità di "targettizzare" il più possibile e di conoscere a fondo gusti e pensieri di una persona (ovviamente solo quelli che quella persona intende mostrarci), prima dei suoi gesti, del suo odore, delle sue espressioni, non incida in qualche modo sulla qualità dei rapporti. Insomma, le storie nate grazie ad internet hanno qualcosa di diverso nel loro svolgimento e nel loro epilogo, da quelle nate in un pub o sul luogo di lavoro?
Personalmente, a volte penso che essersi incontrati su internet, costituisca una sorta di peccato originale, di baco insidioso che logora la relazione, un'ombra di superficialità e di bisogno che vela anche i sentimenti più veri, ma questi pensieri mi attraversano la mente solo quando è appena finita una storia cominciata su internet, o quando ho mangiato i peperoni arrosto la sera. Normalmente, mi sembra che in qualunque modo si incontrino gli umani esseri, le dinamiche relazionali sono sempre le stesse e la possibilità di inciampare nel grande amore o nel bastardo/a integrale sono esattamente le stesse...dite la vostra che ho detto la mia....

lunedì 1 marzo 2010

La verità di Lenny Bruce

"Lasciate che vi dica la verità. La verità è, ciò che è. E ciò che dovrebbe essere è solo una fantasia, una terribile, terribile bugia che qualcuno ha rifilato alla gente molto tempo fa."

Non molti in Italia conoscono quest'uomo straordinario che ha sfidato il perbenismo dell'America puritana e ha aperto le porte a un nuovo genere di comicità, a cui persino i nostri comici (nati in uno sperduto avamposto dell'Impero) devono molto.

martedì 16 febbraio 2010

E morì con un supplì in mano...

Dopo aver inutilmente e vanamente discettato di donne e fumetti, eccomi a trattare un altro argomento caro al mio cuore, ma non solo al mio: donne e cibo.
Lo so, lo so, mi sembra di sentire i signori maschi, che peraltro sono praticamente gli unici lettori e sostenitori di questo blog, mormorare dal loggione: "Uffa sempre le donne e noi?"
Avete ragione miei adorati signori uomini, ma è che la vostra mente più lineare e proprio per questo più sana, raramente partorisce un rapporto con il cibo molto più complesso di "ho fame, mangio - mi piace, mangio". E' vero che esistono uomini decisamente appassionati di cibo, ma difficilmente ne fanno un'ossessione, una questione di vita o di morte. E la mia nutrita esperienza in campo maschile, mi ha insegnato che le rare volte in cui ne incontri uno con un rapporto "malato" con il cibo, è meglio che gli stai ben alla larga...perché vuol dire che è parecchio fuori di testa.
Per quanto riguarda le mie sorelle, invece, la storia si complica decisamente, fin dalla più tenera età il cibo rappresenta un elemento cardine nella costruzione della propria identità di donna e intorno ad esso ruota tutta una serie di fortissimi condizionamenti esterni. Avete mai sentito parlare del doppio messaggio che rende schizofrenici? Quando i tuoi genitori, o le tue figure di riferimento, ti dicono delle cose, ma con le loro azioni veicolano un messaggio totalmente opposto e ti spezzano irrimediabilmente e patologicamente l'anima a metà? Ecco questo è un po' ciò che accade alla femmina della specie, che fin da quando è bambina viene bombardata da due messaggi completamente schizofrenici.
Da una parte le viene insegnato che il cibo rappresenta la vita stessa, che sfamare qualcuno è la massima manifestazione d'amore e che essendo la vestale del focolare dovrà onorare e venerare il cibo e provvedere a sfamare per sempre i sui cari. Basta vedere la quantità di bambole da imboccare, alle quali dare il latte, o tutti gli elettrodomestici per cucinare giocattolo che esistono in commercio, per capire quanto selvaggiamente venga sollecitato, il pur biologico, istinto di care taking che esiste in ogni donna.
Dall'altra parte, però, le viene inculcata, e qui aimé sono complici magari inconsapevoli anche le madri, l'idea che il cibo è un pericolo da temere, che una delle maggiori risorse di una donna è la sua bellezza e che questa bellezza richiede come condizione essenziale la magrezza. Se la donna esiste in quanto bella e se la bellezza è magrezza, il cibo è un nemico mortale, è il terreno di battaglia su cui si svolge lo scontro finale per la salvezza della propria identità di donna e di essere umano.
Non serve spiegare come lo scontro di questi due messaggi completamente opposti possa provocare dei veri e propri corto circuiti nelle menti particolarmente predisposte.
Basterebbe già la consapevolezza di essere costrette per esistere a conformarsi a uno standard, che a seconda della costituzione per molte può essere punitivo e frustrante. Ma se a questo aggiungiamo anche che ciò che le donne dovrebbero percepire come pericoloso e di cui dovrebbero privarsi, è anche il simbolo della loro missione biologica sulla Terra, uno degli strumenti della loro natura di femmine, direi che si crea una situazione esplosiva...
Dove voglio arrivare? Come sempre da nessuna parte. Mi limito a osservare l'esistente e i meccanismi che lo sottendono, perché conoscere ed essere coscienti, ci rende liberi, anzi MI rende libera...attendo i vostri commenti, per capire di più ed essere più libera...

lunedì 15 febbraio 2010

padri, figli, sogni




NON POTEVO NON PUBBLICARE QUESTA MERAVIGLIOSA VIGNETTA DI CALVIN E HOBBES (FRA I MIEI AMICI DI CARTA PREFERITI) DEDICATA ALLA TRASMISSIONE DEI SOGNI DI PADRE IN FIGLIO E MANDATAMI DAL MIO AMICO MASSIMO

sabato 13 febbraio 2010

La Farmville del vicino è sempre più verde


Vorrei lanciare e lanciarmi in un altro argomento del tutto inutile e forse dannoso: la comunicazione telematica e i social "notworking" stanno migliorando, distruggendo o semplicemente modificando l'interazione fra esseri umani?
Di certo comunicare soprattutto via PC crea un danno permanente agli occhi, ad esempio la sottoscritta che sta dalle 9 alle 10 ore davanti al monitor c'ha due occhi gonfi che pare una cernia (a questo punto pensare che l'effetto cernia sia da attribuire all'età avanzata, sarebbe sintomo di una certa pochezza umana da parte vostra...), ma bisogna ammettere che ha anche i suoi vantaggi. Grazie alla telematica possiamo comunicare quasi contemporaneamente con più persone senza spostarci dal posto di lavoro, possiamo entrare nella vita degli altri con delle forme decisamente meno invasive e impegnative della visita o della telefonata. Ma non sempre ci rendiamo conto del meccanismo insidioso insito in questo medium, che se è meno invasivo, di contro è molto più capillare e telecronistico, si finisce cioè per comunicare tutto ciò che si pensa a tutti, mentre si fa qualcos'altro....un tipo di contatto meno impegnativo, quindi, ma più ossessivo e dispersivo...
Caspita! Le tre parole che riassumono e caratterizzano il nostro quotidiano e la nostra routine, meno impegnativa, ossessiva e dispersiva...si direbbe che i media si evolvano obbedienti al servizio dei mutamenti sociali per rispondere con prontezza ai bisogni da essi creati. E se non fosse così? E se fosse vera la più inquietante delle ipotesi? E se fossero i media, creati a immagine e somiglianza di alcune parti del tessuto sociale, ad egemonizzare e permeare poi l'intero ritmo della danza sociale? In altre parole, se i social network non fossero solo uno strumento di comunicazione creato da una società meno impegnativa, ossessiva e dispersiva, ma uno dei fattori che contribuisce maggiormente alla creazione di una società meno impegnata, ossessiva e dispersiva??
Beh, ora non ho tempo di rispondere a questa domanda, devo andare a fare un quiz di Facebook...

venerdì 15 gennaio 2010

Donne e fumetti



I fumetti sono una delle mie più grandi passioni, li amo da sempre, un amore instillato e coltivato, con pazienza da giardiniere inglese, da mio padre. E anche se, oggi come oggi, i nostri gusti non sempre collimano (la sua amatissima e preziosissima collezione di Tex Willer per me starebbe bene in un caminetto acceso) i fumetti sono sempre uno codice di comunicazione privilegiato fra noi e un caposaldo della nostra complicità (chiunque intendesse postare interpretazioni freudiane sul mio rapporto con mio padre, sappia che dopo anni e anni di analisi sarà difficile venirsene fuori con qualcosa di nuovo in proposito).
Spesso ho dovuto constatare amaramente, che per lo più il mio genere (nel senso di gender) non apprezza molto i fumetti e li giudica un passatempo infantile. Ora vorrei affermare la mia assoluta "sorellanza" e il mio enorme apprezzamento nei confronti delle donne, prima di dire che a volte possono essere di una tale pesante aridità da fare paura!!! Delle vere macchine per assicurare la sopravvivenza della specie, programmate per selezionare il maschio alfa (o the next best thing), riprodursi e prendersi cura della prole (il ché include assicurarsi che il maschio alfa non prenda il largo con una femmina più giovane), un vero percorso netto, fatto in apnea e senza passare dal via. E dopo il '68 sostanzialmente poco è cambiato, se non che si esibiscono in questa ancestrale pantomima con un po' più di confusione e senso di colpa ideologico, mimando sfrontatezza e indipendenza.
Personalmente sono un allegro grumo nel grande meccanismo della natura, non ho selezionato alcun maschio, né alfa né omega, non ho procreato (e continuo a pensare che con tanti orfani in giro, un bambino preferirei adottarlo) e godo di una serie di piccoli ed egoistici piaceri quotidiani, che chissà perché sembrano essere destinati quasi sempre solo agli uomini, fra cui gli intelligenti, provocatori, sognanti e sognatori fumetti. Perché sognare dovrebbe essere un lusso solo maschile? O meglio perché i sogni delle donne dovrebbero essere solo queli preconfezionati dai polpettoni TV e dai romanzi rosa?
Amiche donne sollecitate il vostro lato ironico, stralunato, grottesco, sexy, violento, buffo, cinico, avventuroso e anche infantile, leggete i fumetti! Esercitatevi a fare qualcosa di inutile e disordinato, qualcosa di egoistico e privo di scopo, qualcosa che non abbia la patente di arte o impegno! E scoprirete che dentro alcuni fumetti c'è più arte, impegno, sentimento e verità di quanto abbiate mai immaginato...

giovedì 14 gennaio 2010

Cucina giapponese? Sì, ma basta sushi...


Tanto per non smentirmi ecco un post su un altro argomento disparato e di nessuna utilità per il mondo as we know it...
Recentemente la cucina giapponese ha conosciuto una fortuna crescente in Italia e in tutto il mondo. I ristoranti giapponesi, in particolare quelli che preparano sushi e sashimi, proliferano nelle nostre città. Ma quanto conosciamo veramente la cucina giapponese?
Da qualche anno c’è stato un vero e proprio boom della cucina giapponese, all'inizio il fenomeno era una scelta d’élite, oggi anche nelle città di medie dimensioni esiste un sushi bar, un take away o un ristorante dove si possono gustare sushi e sashimi.
Ma la cultura nipponica ci è ancora poco familiare, non molti italiani sanno che la cucina giapponese, è per certi versi simile a quella italiana, essendo caratterizzata da un'incredibile varietà di prodotti, ingredienti, cotture, legati a realtà storiche, tradizionali e regionali.
E' un vero peccato, infatti, che la cucina giapponese venga associata solo e unicamente al sushi e al sashimi, e quindi al trionfo dei sapori crudi, quando, ad esempio, annovera a sorpresa nel suo menu, uno dei piatti fritti più celebri nel mondo: il tempura (personalmente il mio preferito!!!). Una ricetta di cucina giapponese "importata" e naturalizzata ormai da quattrocento anni. Il tempura è giunto in Giappone nel XVII secolo assieme ai Gesuiti portoghesi, pare infatti che il nome derivi da "tempora", cioè Quaresima. E' un semplice fritto in pastella di vegetali o pesce, soprattutto crostacei. La differenza fra il tempura e i fritti pastellati occidentali, sta soprattutto nel fatto che la pastella viene preparata con uovo, farina e acqua rigorosamente freddi e deve essere tenuta in frigo fino al momento in cui viene utilizzata.
Siete anche voi amanti della cucina giapponese e volete proporre qualche approfondimento su piatti che esulino dal solito pescetto crudo col risetto in bianco? Fatevi sotto!
(Leggi l'articolo da cui è tratto il post su Vino-prodottitipici.com)

A che titolo?


Tanto per dimostrare che si tratta di un blog assolutamente anarchico comincerei con un argomento di importanza quasi nulla nel grande schema delle cose, ma molto caro al mio cuore.
Perché i fottuti titolisti cinematografici italiani distruggono senza pietà i titoli dei film americani, determinandone spesso il fallimento al botteghino? Secondo voi esiste un oscuro disegno da parte dei produttori italiani per affossare lentamente, ma inesorabilmente il cinema americano a colpi di traduzioni insulse e banalizzazioni dei titoli dei suoi migliori prodotti? O è solo frutto della malata convinzione, nata proprio negli States ma abbracciata qui da noi in modo più realista del re, che più le cose sono semplici e banali e più piacciono alla fantomatica entità che risponde al nome di "grande pubblico"?
Una vittima eccellente di questa letale mania è il meraviglioso e poetico film di Gondry "Eternal Sunshine of the Spotless Mind", che qui da noi è stato diabolicamente ribattezzato "Se mi lasci, ti cancello". Risultato di questo tentativo di normalizzazione di un film che non si lasciava masticare facilmente per imboccare il grande pubblico? Il "grande pubblico", con l'infallibile istinto per la banalità che lo contraddistingue, l'ha evitato come la peste e il "piccolo pubblico", quello che l'avrebbe amato e apprezzato, se ne è tenuto alla larga credendo di trovarsi di fronte all'ennesima commediola hollywodiana, sul genere Se Scappi, ti Sposo ecc.
Ricordo di non essere riuscita a convincere nemmeno un amico a venire a vederlo con me, e tutto questo per un titolo...
Questo è solo uno dei tanti casi, che spesso non sembrano nemmeno obbedire a qualche logica particolare, ma solo a una specie di giocoso sadismo. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione in proposito. Qual è l'esempio peggiore che ricordate? E davanti all'elenco dei film, desiderate anche voi incontrare i titolisti per un discorsetto a quattr'occhi, magari con un bel tirapugni?

Per chi cerca sempre di salvare capra e cavoli...

Amici e amiche benvenuti in questo blog, nato un po' per necessità professionale, un po' per piacere...un blog che vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte, un blog tira e molla: Capra e Cavoli, insomma!
Una cosa posso prometterla sin d'ora, questo non sarà uno spazio di sfogo personale o di esibizionismo spicciolo privato, non lo utilizzerò per parlare di me, anche se ovviamente quando scrivi qualcosa, parli sempre di te, ma per parlare di ciò che stimola la mia fantasia. E invito tutti voi a fare altrettanto, ad utilizzare questa ennesima finestrella sul mondo, per suggerire spunti, riflessioni, farci fare quattro risate e confrontarsi con altri sugli argomenti più disparati. Vorrei riuscire a fare informazione, ma un'informazione disordinata, confusa e priva di alcun taglio ideologico, un'informazione dell'anima più che della mente.
Accorrete numerosi!