
Lo so, lo so, mi sembra di sentire i signori maschi, che peraltro sono praticamente gli unici lettori e sostenitori di questo blog, mormorare dal loggione: "Uffa sempre le donne e noi?"
Avete ragione miei adorati signori uomini, ma è che la vostra mente più lineare e proprio per questo più sana, raramente partorisce un rapporto con il cibo molto più complesso di "ho fame, mangio - mi piace, mangio". E' vero che esistono uomini decisamente appassionati di cibo, ma difficilmente ne fanno un'ossessione, una questione di vita o di morte. E la mia nutrita esperienza in campo maschile, mi ha insegnato che le rare volte in cui ne incontri uno con un rapporto "malato" con il cibo, è meglio che gli stai ben alla larga...perché vuol dire che è parecchio fuori di testa.
Per quanto riguarda le mie sorelle, invece, la storia si complica decisamente, fin dalla più tenera età il cibo rappresenta un elemento cardine nella costruzione della propria identità di donna e intorno ad esso ruota tutta una serie di fortissimi condizionamenti esterni. Avete mai sentito parlare del doppio messaggio che rende schizofrenici? Quando i tuoi genitori, o le tue figure di riferimento, ti dicono delle cose, ma con le loro azioni veicolano un messaggio totalmente opposto e ti spezzano irrimediabilmente e patologicamente l'anima a metà? Ecco questo è un po' ciò che accade alla femmina della specie, che fin da quando è bambina viene bombardata da due messaggi completamente schizofrenici.
Da una parte le viene insegnato che il cibo rappresenta la vita stessa, che sfamare qualcuno è la massima manifestazione d'amore e che essendo la vestale del focolare dovrà onorare e venerare il cibo e provvedere a sfamare per sempre i sui cari. Basta vedere la quantità di bambole da imboccare, alle quali dare il latte, o tutti gli elettrodomestici per cucinare giocattolo che esistono in commercio, per capire quanto selvaggiamente venga sollecitato, il pur biologico, istinto di care taking che esiste in ogni donna.
Dall'altra parte, però, le viene inculcata, e qui aimé sono complici magari inconsapevoli anche le madri, l'idea che il cibo è un pericolo da temere, che una delle maggiori risorse di una donna è la sua bellezza e che questa bellezza richiede come condizione essenziale la magrezza. Se la donna esiste in quanto bella e se la bellezza è magrezza, il cibo è un nemico mortale, è il terreno di battaglia su cui si svolge lo scontro finale per la salvezza della propria identità di donna e di essere umano.
Non serve spiegare come lo scontro di questi due messaggi completamente opposti possa provocare dei veri e propri corto circuiti nelle menti particolarmente predisposte.
Basterebbe già la consapevolezza di essere costrette per esistere a conformarsi a uno standard, che a seconda della costituzione per molte può essere punitivo e frustrante. Ma se a questo aggiungiamo anche che ciò che le donne dovrebbero percepire come pericoloso e di cui dovrebbero privarsi, è anche il simbolo della loro missione biologica sulla Terra, uno degli strumenti della loro natura di femmine, direi che si crea una situazione esplosiva...
Dove voglio arrivare? Come sempre da nessuna parte. Mi limito a osservare l'esistente e i meccanismi che lo sottendono, perché conoscere ed essere coscienti, ci rende liberi, anzi MI rende libera...attendo i vostri commenti, per capire di più ed essere più libera...